Introduzione

Piacenza, 25 settembre 2009

Dr.Giovanni Caso
Presidente Onorario della Suprema Corte di Cassazione

Nel contesto della società di oggi, dove ogni aspetto della realtà umana e della vita associata sembra ridotto alla dimensione dell’individuo, “Comunione e Diritto”, espressione di una rete internazionale di studiosi ed operatori in campo giuridico, parte dalla constatazione delle molteplici fratture che avvengono nei rapporti umani e sociali a tutti i livelli, da quello famigliare fino a quello internazionale.

La perdita di senso delle relazioni, conseguente all’eccesso di individualismo, sembra all’origine di questa generale situazione di crisi della convivenza. D’altra parte proprio questa situazione di estrema difficoltà in cui versa la comunione umana sollecita un confronto ineludibile di idee e di comportamenti per un recupero delle ragioni profonde della comunione.
Anzitutto, come detto, sembra essersi smarrito nella coscienza collettiva il valore che i rapporti hanno per le persone stesse e per la comunità. Si è perso il senso della reciprocità dei rapporti, che coniugati come diritti e doveri dovrebbero fare di qualunque forma sociale una comunione di vita. Da qui alla perdita del senso del bene comune, inteso non come somma degli interessi individuali e particolari ma come situazione condivisa dell’esistenza, il passo è breve.
Prima ancora che le regole giuridiche, sono quindi i rapporti tra le persone, tra gli enti, tra le istituzioni, a postulare oggi che essi siano vissuti per la ricerca del bene di tutti e di ciascuno. A questo scopo ci sono strade obbligate da percorrere; in particolare, il metodo del dialogo, della comprensione reciproca, della disponibilità a considerare il diritto e l’interesse dell’altro alla stregua del proprio. Sembra che queste siano le strade per ricercare e realizzare situazioni che rispondino all’interesse di tutti e della collettività.

Sulla base di questa visione si colloca il presente intervento di “Comunione e Diritto” nell’ambito di questo Festival, circa il rapporto tra pubblico e privato nell’uso del territorio.
Il “pubblico” assume oggi sempre di più la dimensione dei beni della comunità, dei beni comuni.
Il territorio è il luogo dove possono incontrarsi  o scontrarsi l’interesse pubblico, costituito dalla tutela dei beni comuni (sostenibilità ambientale, salute, qualità della vita collettiva, ecc.) ed il perseguimento degli interessi privati (attraverso l’uso della proprietà privata, l’esercizio dell’attività d’impresa, ecc.).

Tuttavia, diversi studiosi oggi sottolineano che la società civile, la comunità, può diventare il ponte che può collegare pubblico e privato; per cui il “privato” esce dalla dimensione individuale per assumere quella della comunione, che si vive per la comunità nella società civile, ed il “pubblico” si volge alla società civile.
Tutti i soggetti della società civile, a partire dai cittadini, relazionandosi tra loro in un territorio, come comunità, in maniera vitale e attiva, possono sperimentare una dimensione di bene comune che non è semplice somma di interessi individuali e particolari, ma esprime e soddisfa esigenze comuni e condivise. Ciascuno avverte di avere un compito: mantenere, custodire, tutelare quei beni che consentono alla comunità di svilupparsi in tutte le sue dimensioni.

Le esperienze che vengono qui presentate vogliono evidenziare la ricerca e l’attuazione di questo percorso per un uso del territorio che soddisfi esigenze comuni e condivise.
Una di queste esperienze – quella del risanamento civile e urbanistico di un quartiere della città di Gela – si è compiuta felicemente sulla base del concorso tra la comunità vivente nel quartiere e le istituzioni politiche locali. Questa esperienza sarà narrata da Elisabetta Goldini, figlia del protagonista, non più tra noi.
L’altra – quella relativa al risanamento ecologico della Valle del Sacco nel Lazio – è tuttora in corso attraverso la ricerca tuttora difficile di un dialogo tra società civile, interessi privati e istituzioni pubbliche. Interessi rilevanti di diversa natura appaiono tuttora in conflitto. L’auspicio è che quella dimensione della società civile, che è il bene comune, possa fare da ponte tra gli interessi privati e le istituzioni pubbliche, che devono tutelare e promuovere quel bene. L’esperienza viene presentata dal dott. Carlo Cefaloni, presidente dell’Associazione Teresio Olivelli, uno dei promotori del dialogo con le istituzioni.
La terza esperienza è quella del Notaio Antonio Caputo, perché nella funzione notarile possa essere conseguito il legittimo interesse del privato nell’osservanza delle regole a tutela dell’interesse della collettività.

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