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Dignità umana, relazioni, diritto. Il dialogo continua

II Congresso internazionale per Giovani Giuristi

sala atenta“Quale tutela per una dignità che, riconosciuta a livello di principi nel suo «ruolo irriducibile ed immutabile», possa valere quale ‘denominatore comune’”, nella sua dimensione universale e particolare per ogni uomo?

La risposta si fa ricerca di contenuti e fondamento, anche attraverso le parole pronunciate nel 2006 dal Vice Presidente della Corte costituzionale italiana :

La dignità individua l’essenza e l’identità dell’uomo in quanto tale. Senza di essa non può esservi eguaglianza né libertà; è il presupposto della relazione con l’altro e del riconoscimento reciproco; garantisce – nell’eguaglianza che nasce dalla comune dignità – il rispetto delle diversità e, al tempo stesso l’impegno all’eliminazione degli ostacoli», che trasformano come tali le differenze in condizioni, in realtà di inferiorità e, in ultima analisi, di sopraffazione.

Così, nella ricerca del senso più autentico della dignità umana, la professoressa Adriana Cosseddu ha  proseguito la sua relazione invitando i giovani a guardare alla situazione attuale ad es. nell’  Africa del Nord.Il diffondersi di  dimostrazioni e segni di rivolta di vasta parte della popolazione, esposta a  gravi difficoltà economiche anche per l’ aumento incontrollato dei prezzi dei prodotti di prime necessità, “ è la prova che la protezione attesa e le garanzie che si rivendicano sono altrettante richieste di riconoscimento di libertà e  dignità”.

Del resto, come per i singoli, anche per i popoli “la dignità per essere affermata richiede anzitutto il riconoscimento, ma ancor prima una cultura capace di accogliere, nel bisogno di altri soggetti, singoli o popoli, l’opportunità per una crescita dell’intera società”.

Su queste basi condivise, si sono svolti i tre intensi e partecipati giorni di Convegno, in cui i giovani sono stati protagonisti.
L’analisi ha spaziato in vari campi, la mancanza di rispetto della dignità è  emersa nei più vari ambiti, ma non è mancato lo sguardo su quanto vi è di  positivo.
In primo luogo, attraverso le testimonianze di  diversi operatori.
Così l’avvocato penalista ed il pubblico ministero; il consulente giuridico e il volontario che si spende per i carcerati.
Quest’ultimo racconta: “Si punta sulle persone, le si avvicina attraverso un aiuto materiale, che però vuole essere solo un pretesto. Lo scopo è quello di portare le persone stesse a riacquistare la propria dignità. Questa nostra azione pensiamo che sia meno che una sola goccia nel mare, però pensiamo anche che è molto importante e di grande sostegno per le persone stesse. Anche la collettività ne trae beneficio riacquistando elementi positivi al suo interno, difatti già alcune famiglie, un tempo aiutate, sono diventate volontari coinvolti in questa azione”.
Ma anche l’adottare nei propri comportamenti professionali un atteggiamento di rispetto nei confronti di un giudice nazionalista, che tende a non salvaguardare pienamente i diritti delle parti del processo, porta questi a rivedere il suo modo di lavorare: così ci racconta una giovane assistente del giudice dalla Svizzera.
L’analisi delle Costituzioni europee mette in luce quanto fatto e quanto ancora da fare.
Lo sguardo sulle nuove schiavitù apre i convegnisti all’impegno personale per combatterle: quell’impegno che  va oltre il dovere professionale – spiega un ufficiale dei Carabinieri – anzi, a volte non è compreso dai colleghi e superiori, ma è quello che aiuta alla costruzione di un mondo dove la dignità è realmente rispettata.

Nella mattinata conclusiva il prof. Vincenzo Bonuomo, introducendo il discorso di Chiara Lubich del 1997 alle Nazioni Unite, ha evidenziato come nell’ordinamento della “comunità degli Stati” trovi uno spazio specifico la dignità umana, definendo profetico e attualissimo il contenuto delle sue parole.

Una vivace tavola rotonda condotta dalla professoressa Simone Borg ha raccolto i lavori dei workshop, da più parti, l’esigenza di continuare a far ricerca insieme,  a incontrarsi coinvolgendo altri colleghi e promuovendo queste iniziative nelle università e nei luoghi istituzionali dove vive il diritto.

Ora si riparte con l’impegno personale colto dalle parole di Chiara Lubich,  ai rappresentanti delle Nazioni Unite: “Per chiunque si accinga oggi a spostare le montagne dell’odio e della violenza, il compito è immane e pesante. Ma ciò che è impossibile a milioni di uomini isolati e divisi, pare diventi possibile a gente che ha fatto dell’amore scambievole, della comprensione reciproca, dell’unità il movente essenziale della propria vita”.

TESTI

Relazione introduttiva del 25 febbraio 2011

Dignità e diritti

La dignità umana: risposte dalla concretezza delle professioni

L'esperienza di una professionista

Comunicato Finale del Congresso

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