Il punto su
Ambiente e "diritti" tra responsabilità e partecipazione
II Congresso internazionale
Ambiente, diritti, responsabilità, partecipazione: le quattro parole chiave che hanno contraddistinto i lavori del Congresso internazionale di Castel Gandolfo (Roma), a cui hanno preso parte oltre 250 studiosi ed operatori del diritto provenienti da 21 diversi Paesi di 4 Continenti.
Tre giornate intense di studio, condivisione e dialogo, articolate in cinque sessioni ed oltre trenta interventi, tra studenti, docenti universitari, magistrati, avvocati, pubblici funzionari, da cui è emersa un’idea condivisa di tutela dell’ambiente naturale, filtrata dagli sguardi delle molteplici distinte sensibilità maturate nei diversi Continenti.
Sin dalle relazioni introduttive di carattere sistematico è venuta in risalto la necessità e la volontà di affrontare le questioni oggetto di studio da una prospettiva inclusiva, caratterizzata da forte internazionalizzazione, in cui emergessero le criticità del “diritto dell’ambiente” e si rendesse chiara l’esigenza di tutela del “diritto all’ambiente”. È questa la prima parola chiave: il termine “Ambiente” attraversa infatti il pensiero individuale e collettivo di quanti viviamo sul pianeta “Terra”, sia per rispondere a domande nuove della vita dell’umanità e di ciascuna persona, sia per comprendere come affrontare problematiche sinora rimaste ai margini e che, quasi d’improvviso, si affacciano con urgenza in questo 21° secolo.
Studiosi e operatori del diritto provenienti da Camerun, Corea, Africa Centrale, Argentina, Libano, Portogallo e Italia, hanno presentato durante la prima sessione dei lavori i risultati degli studi condotti. “La relazionalità è dimensione costitutiva della persona umana, e questa relazionalità si allarga alla natura, la cui fruizione assume una dimensione estetica e spirituale, e non soltanto economica o utilitarista, in cui la persona si realizza come tale”. Sono le parole di Pedro Vaz Patto, magistrato portoghese, a cui ha fatto seguito Adriana Cosseddu dell’Università di Sassari: “si intende assumere la prospettiva di una visione unitaria dell’ambiente, capace di ricomporre la dicotomia che vede oggi quasi contrapposte concezione antropocentrica e concezione ecocentrica”. È la capacità relazionale dell’uomo il punto focale che ha condotto il suo lavoro ad evidenziare una rilettura della capacità giuridica e di agire, declinata secondo le sfumature di una fraternità responsabile.
La seconda sessione ha affrontato la tutela dell’ambiente nelle fonti internazionali e nelle Carte costituzionali interne. Carlos Augusto Alcantara Machado dell’Università di Aracaju – Sergipe, Brasile, ha offerto le sue considerazioni sulla protezione della natura dal versante del costituzionalismo latino americano e la costituzionalista Fernanda Bruno, dell’Università Sapienza di Roma, ha analizzato le Costituzioni europee. Vincenzo Buonomo, internazionalista dell’Università Lateranense, ha poi concluso: “la coscienza ecologica presente nelle relazioni internazionali ed il grado di sviluppo sin qui raggiunto dall’ordinamento internazionale hanno aperto la strada ad una maturazione verso forme giuridicamente vincolanti di tutela ambientale privilegiando quel profilo relazionale che, se è essenziale per i rapporti tra gli Stati, è anche un’esigenza espressa dalla dignità della persona”.
Non è mancata l’analisi della fase applicativa del diritto stesso, percepita attraverso i pensieri di operatori del diritto del Sud Italia e imprenditori, tra cui Antonio Diana. Ribadendo che un modello di impresa che rispetti l’ambiente – e con esso l’uomo – è possibile, ha evidenziato la criticità delle relazioni intercorrenti tra il profitto e la responsabilità d’impresa. Responsabilità di impresa, e non solo, emersa chiaramente nel caso “Terra dei Fuochi”, approfondito da un gruppo di giuristi campani: il luogo in cui lo sversamento illecito dei rifiuti tossici ha sancito la rottura dell’equilibrio ambientale e la crisi del patto intergenerazionale di sviluppo sostenibile.
Sotto traccia, un’ulteriore parola chiave: la responsabilità nostra e di ciascuno, sia individuale che collettiva, in ordine al rispetto, alla tutela e alla promozione di un bene gratuitamente ricevuto e che, come tale, intendiamo difendere e rendere migliore. La responsabilità emerge come condizione della stessa efficacia di ogni obiettivo e delle regole che intendiamo concorrere a formare, realizzare, rispettare.
Nella seconda giornata di lavori, accanto alla centralità della “responsabilità”, la “partecipazione”. È nell’ ambito di entrambe le categorie che entra in gioco il paradigma di relazionalità tra uomo – cittadino partecipativo – e ambiente. L’uomo, in continuo rapporto di vitale interscambio con la natura, nel danno che alla stessa produce viene meno alla fraternità con il Creato. Di grande impatto, in tal senso, sono state le considerazioni del Procuratore della Repubblica Domenico Fiordalisi e di Pasquale Fimiani, Sostituto Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, che ha introdotto i concetti di capitale naturale ed economia circolare.
Analogamente, nelle aree urbane e rurali si rinsalda o si sfalda la relazione uomo – ambiente al variare degli stili architettonici di gestione degli spazi destinati alla pastorizia e all’agricoltura, e al contempo, come spiegato dal dott. Gianni Caso, mutati per effetto dell’urbanizzazione. Insicurezza ed esclusione ne costituiscono la conseguenza, secondo quanto evidenziato da Priscilla Del Monte Amado del Tribunale di Porto Alegre e da Gabriel Pinto Guedes del Tribunale di Gravatai, Brasile. Lo stesso avviene al mutare delle scelte di ingegneria applicate alla gestione delle risorse, come rilevato dall’ingegnere italiano Roberto Stirparo, con evidenti riflessi sul soddisfacimento dei fabbisogni nutritivi, sulla salubrità dell’ambiente e con impatto diretto sugli indici di sicurezza e legalità dei territori.
Il congresso, arricchito dall’interdisciplinarietà, a cui hanno concorso architettura ed ecologia, economia, politica e pedagogia (in vista di percorsi formativi), si è concluso con le valutazioni dell’economista Luigino Bruni, professore ordinario di Economia politica all’Università LUMSA di Roma, della prof. Lucia Ann Silecchia (Washington) della Catholic University’s Columbus School of Law, dell’avv. Agatino Cariola, professore ordinario di Diritto costituzionale all'Università degli Studi di Catania, del fisico Luca Fiorani, docente presso le università “Campus Bio-medico”, “Lumsa” e “Tor Vergata” (Roma) di applicazioni laser, chimica, ecologia, fisica e spettroscopia laser.
I saluti e le riflessioni delle autorità presenti, tra cui l’avv. Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, e Maurizio D’Errico, presidente del Consiglio Nazionale di Notariato, hanno trasmesso ai partecipanti l’esigenza di tenere alta la soglia di attenzione sulle questioni affrontate, nella consapevolezza che il lento cammino di fraternità richiede una costanza che non può essere interrotta in alcun modo alla vigilia di tappe fondamentali quali la Conferenza sul Clima - COP 21 di Parigi.
La città, che negli stessi giorni, a causa degli ultimi attentati terroristici, ha offerto al mondo scenari di guerra, è rimasta nel cuore dei partecipanti al Congresso come segno di rinnovata speranza, perché proprio a Parigi si assumano nell’imminente Conferenza degli Stati decisioni coraggiose e si perseguano vie di pace. È questa la cornice in cui è stato accolto dai presenti lo sguardo conclusivo offerto dal Sig. Isao Fukada della Rissho Kosei-kai (Giappone), nell’orizzonte della “Green Religious Cooperation”. E se il Brasile ha raccontato, fra le altre, “storie inedite” dell’immensa foresta amazzonica, ricchezza inestimabile per l’umanità, la cultura Maya ha affidato al suo esponente, prof. José Mynor Par, un pensiero conclusivo tramandato dai “nonni”, che pare racchiudere in sé e per tutti la preziosità di un’antichissima cultura: “Dacci molte buone e larghe strade, e dacci la pace, quieta e tranquilla, la buona via, le buone maniere, la benevolenza, la bontà dentro di noi. Questo chiediamo quando esca l’alba e il giorno si chiarifica”.